Il Risorgimento nel Salento

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Antonietta De Pace

Antonietta De Pace fu una protagonista del risorgimento italiano. Seguace di Mazzini  non si arrese mai di fronte alle avversità che il suo patriottismo gli portava.

La nostra protagonista nasce a Gallipoli nel febbraio del 1818, ultima di quattro sorelle.

Il padre, don Gregorio, banchiere napoletano, muore in circostanze misteriose quando lei era ancora bambina; secondo le storie del tempo fu avvelenato dal segretario, bramoso di prenderne il posto. La madre per il grande dolore fu internata mentre le quattro figlie furono affidate al convento delle Clarisse di Gallipoli, la cui badessa era una parente.

Una delle sorelle di Antonietta sposò Epaminonda Valentino, patriota napoletano. Fu così che la giovane Antonietta De Pace entrò a far parte della "Giovine Italia" diventando un'abile collaboratrice del cognato tanto che durante la sua assenza, lo sostituiva nei suoi affari politici.

Durante i moti del 1848, Epaminonda Valentino fu arrestato a Napoli insieme ad altri patrioti salentini tra cui Sigismondo Castromediano; morì a soli 38 anni nelle carceri di Lecce. Con la morte del cognato, Antonietta e la sorella lasciano il Salento per trasferirsi a Napoli.

Entrò così a far parte attivamente della vita patriottica; riallacciò i rapporti con i patrioti che erano ancora in libertà, conobbe personaggi di spicco, stabilì rapporti con l'ambasciata sarda che gli forniva i giornali pubblicati nello stato sabaudo. Nel 1849 fondò un circolo femminile a cui facevano parte donne nobili e alta borghesia che avevano i loro cari rinchiusi nelle carceri borboniche.

Uno dei loro compiti era quello di far da tramite tra i detenuti politici e i loro parenti, in modo da far pervenire in prigione informazioni, viveri e altri mezzi di sussistenza.

Grazie ad alcuni amici riusciva a far pervenire le informazioni direttamente a Giuseppe Mazzini che, in quel tempo, viveva a Londra.

Nel 1849 Antonietta fondò il Comitato Politico Femminile collaborando con l'Unità d'Italia ed altre associazioni sovversive. Proprio a causa dei suoi rapporti politici era costretta a spostarsi spesso per non finire nelle mani della polizia borbonica; uno dei suoi nascondigli fu il Convento di San Paolo, dove si fece accogliere come corista.

Grazie alla sua intraprendenza, con la scusa di trovare i fondi per la costruzione dei bagni nel convento ottenne dalla madre superiora il permesso di uscire dal convento e mettersi in contatto con gli esponenti della Giovine Italia.

Antonietta fu arrestata con l'accusa di cospiratrice nell'agosto del 1855 e fu rinchiusa in carcere per 18 mesi.

Il processo contro Antonietta de Pace suscitò molto interesse, soprattutto perchè ad essere accusata era una donna appartenente all'alta borghesia del tempo.

Ad Antonietta fu data la libertà vigilata sotto la tutela del cugino e sorvegliata dalla polizia fino al 1859 anno in cui scappò rifugiandosi in luoghi dove si ritrovavano patrioti e cospiratori diventando il tramite tra il comitato napoletano e quello sardo.

Il 7 settembre del 1860 giunse a Napoli Giuseppe Garibaldi accompagnato da 28 ufficiali e 2 donne una delle quali era Antonietta De Pace.

Negli anni successivi fonda, sempre a Napoli, il Comitato delle Donne per Roma capitale, ma viene nuovamente arrestata, questa volta dalla polizia pontificia. Fu rilasciata quasi subito grazie all'intervento del parlamento sabaudo e per mancanza di prove.

Nel 1870, dopo un periodo di inattività, Antonietta si dedicò all'attività educativa insieme al marito, Beniamino Marciano, che nel frattempo era diventato assessore alla pubblica istruzione di Napoli.

Antonietta De Pace morì il 4 aprile del 1893, nella sua casa di Napoli.

 

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